The China Study: il salvavita

domenica 30 maggio 2010

Dubbio e pensiero comune

Oggi voglio parlare di dubbi. Tra amici e familiari sono ovviamente considerato un "tipo strano", fuori dalle righe. Spesso le mie convinzioni sono in netta opposizione con il pensiero comune. Cioè quel modo di pensare standard che fa sentire l'appartenenza ad una comunità. Di fatto il pensiero comune è l'equivalente della tendenza nel mondo della moda. Se sei vestito secondo la moda corrente, sei accettato e riconosciuto dal gruppo sociale a cui appartieni, altrimenti sei fuori! Il pensiero comune fa sentire tranquilli e non fa sentire soli. Ecco a me non interessa né la moda di tendenza né il pensiero comune, se non si rivelano di una qualche utilità per la vita in armonia con l'ambiente e le persone.
Ma torniamo al dubbio. Ciò che mi differenzia maggiormente dalle persone che mi circondano è una forma mentis basata sui dubbi.
Sovente abbiamo dubbi che fanno nascere domande per le quali cerchiamo una risposta. Personalmente mi sento diverso in quanto le risposte le cerco "altrove", cioè fuori dal pensiero comune, che ovviamente già conosco.

Si potrebbe dire che il dubbio è padre della curiosità, come la curiosità è figlia dell'intelligenza.
Citando il nobel Bertrand Russel "La cosa seccante di questo mondo è che gli imbecilli sono sicuri di sé, mentre le persone intelligenti sono piene di dubbi." E' qualche giorno che rimugino su questa affermazione, chiedendomi il significato meno evidente. Perché dubbio ed intelligenza sono collegati? Cosa li accomuna? Ieri sera un'amica mi ha dato la risposta, suo malgrado ed incosapevolmente. Se sei sempre sicuro di quanto sai, o credi di sapere, non sarai mai aperto a nuove informazioni, quindi la tua mente non acquisirà nuove nozioni e concetti, restando costante nel modo di pensare. Cioè la certezza che non lascia spazio ai dubbi non fa crescere.
L'intelligenza, in una definizione molto riduttiva, è la capacità di adattarsi alle condizioni che cambiano. Se si ha un numero limitato di informazioni e capacità, l'adattamento al cambiamento è assai difficile e si subiscono le condizioni del sistema a cui si appartiene. Mentre il soggetto che possiede un maggior numero di opzioni rispetto agli altri, controlla il sistema.
Questo concetto, è espresso in cibernetica come varietà indispensabile.
I dubbi quindi fanno acquisire nuove capacità rispetto al pensiero comune, aumentando la nostra varietà indispensabile all'interno del sistema in cui siamo inseriti. Inoltre i dubbi ci permettono di scoprire abitudini errate che ci ancorano in modo statico ad una realtà mutevole, e danno nuova linfa alla mente dandole la capacità di adattarsi per soddisfare le proprie esigenze.

Il dubbio risulta essere quella porta che permette alla mente di restare aperta. Come una stanza. Se un locale è senza porte, nessuno può entrare, rendendo inutile l'esistenza del locale stesso. Ma se questo è dotato di porte, un flusso di persone potrà entrare ed uscire usandone le funzioni (cucina, salotto, bagno, ... ). Così è la mente.
Se si hanno dei dubbi (le porte), risposte da varie fonti possono entrare, popolando la mente e dando vita a nuovi pensieri ed idee. E questo fa crescere, aumentando la varietà indispensabile, il potenziale di adattamento e di crescita.
Ma come si può definire un dubbio? Come si può far nascere? Il dubbio deve nascere dall'ipotesi di falsità dell'attuale certezza fondata su credenze altrui. Cioè pensare che ciò che ci viene detto o fatto sapere, è falso, ed è vero invece l'esatto contrario. Partendo da questo presupposto, bisogna pensare come cambierebbe la realtà se tale ipotesi fosse verificata. Se avesse delle ripercussioni notevoli, allora va assolutamente indagata, ed approfondita, soprattutto prendendo in considerazione idee e fonti diverse e divergenti. Questo permette di accumulare informazioni che nel frattempo vanno a formare nuove idee sulla questione, facendo nascere un'opinione originale. Dopodiché il tutto va verificato, provando in prima persona, se possibile, per confutare il nuovo pensiero.
Un metodo che si può usare per aprire più porte possibili, potrebbe essere quello di domandarsi, soprattutto sulle convinzioni che sembrano consolidate: e se non fosse così?.
Fate caso che il pensiero comune è determinato dal fatto che la classe "sapiente", la quale è stata formata da una classe sapiente prima dell'attuale, forma una nuova classe di sapienti. E se le basi da cui sono partiti fossero sbagliate? Qualche anno fa hanno dimostrato l'ultimo teorema di Fermat, uno dei dieci più difficili problemi degli ultimi 350 anni. Ma in questi 350 anni, su quella congettura (teorema non dimostrato) sono state costruite una montagna di deduzioni. Immaginate se la verifica di tale teorema lo avesse confutato. Uno tsunami matematico avrebbe cambiato le sorti della matematica e dell'informatica moderna. Ora immaginate che alcuni principi di medicina, sociologia, fisica, ecc, subiscano lo stesso destino. Ed è accaduto! Più di una volta. E continua ad accadere, in quanto il potere errato dei "sapienti" è sostenuto dal potere commerciale e quindi persevera.

Diffidare quindi dei "guru della verità", come l'amata televisione, come la stampa di potere, come i libri di personaggi televisivi e come i dupe, è l'inizio di ogni percorso in "fuori strada". Smettiamo di parlare per sentito dire. Approfondiamo l'argomento di cui vogliamo trattare o altrimenti asteniamoci.
Questo ci pone di fronte ad un altro problema: avere fonti affidabili. Affidabili? Sulla base di cosa?! Sulle informazioni che arrivano dalla stessa fonte? "Oste ma il vino è buono?... Certo!". Allora come giudicare? Beh, conoscere la forma di pensiero di un autore è già qualcosa: è di destra o sinistra? E' conservatore o progressista? Ha relazioni con l'industria legata all'argomento di cui tratta? ha interessi diretti o indiretti (apparenti) nel parlare bene o male di un certo argomento? E così via. Faccio un esempio. Un medico che scrive un libro per la cura di una certa malattia suggerendo certi farmaci (o principi attivi), che lavora in un ospedale alimentato dalla farmaceutica che produce quei farmaci, NON è affidabile.
C'è un metodo per riconoscere se un autore è degno di attenzione: il sistema dell'informazione, e non solo, lo prende di mira e cerca di distruggerlo e screditarlo. Quello è un autore sicuramente da approfondire. Non dico di credere a tali personaggi, ma di prestargli attenzione in modo da sapere perchè viene preso di mira dal sistema basato sulle normali credenze e pensiero comune. Un'altro sistema è cercare "gli scomparsi". Il web in questo è lo strumento principe, che permette di rintracciare fonti fuori dalla portata dei mass-media. Navigate, gente, navigate.
Infine, una volta acquisite le nuove informazioni, siamo noi a discriminare se queste sono coerenti tra loro, ne troviamo i collegamenti, ne traiamo conclusioni e le facciamo nostre in un nuovo pensiero creativo.

Torniamo al dubbio. Abbiamo visto cos'è, come farlo nascere e come soddisfarlo. Ora non resta che applicarlo. E' chiaro che non si può applicare a tutto-tutto-tutto. E' impossibile. Ma per argomenti a noi cari è quasi un'obbligo. Io mi interesso di nutrizione, di salute, e pratiche fisiche relative alla salute. E' proprio a questi amati argomenti che applico una tale forma di pensiero, per stanare strade nuove che abbiano un solo obiettivo: il benessere. Basta che funzioni, dico io, e ce lo dice anche Woody Allen che lo descrive con un bellissimo e profondo film (che consiglio). Buttare via ogni forma di conformismo per aderire alla verità ed alla nostra natura.
Bene ora vi saluto perché non sono proprio sicuro di avere ancora cose da scrivere o di aver scritto cose interessanti. Devo approfondire alcuni dubbi che mi avete fatto nascere mentre vi scrivevo. Spero nel frattempo di aver fatto venire qualche sano dubbio anche a voi.
A presto

giovedì 27 maggio 2010

Qualità del cibo

Quando si parla di quantità, è semplice definirla mediante unità di misura di vario tipo, ma per la qualità è molto più difficile, perché maggiormente soggetta a giudizio personale.
Alcuni indicatori della qualità potrebbero essere l'aspetto, il sapore, l'odore, indicatori che in un'epoca preindustrializzata erano ottimi per determinare la qualità del cibo. I nostri sensi sono gli strumenti naturali con i quali facciamo esperienza e giudichiamo il mondo che ci circonda.
Ma siamo in un'epoca industriale, quindi dobbiamo fare i conti con deodoranti, insaporitori, coloranti, conservanti, acidificanti, aromi "naturali" e chi più ne più ne metta.
Ma procediamo per gradi. Per affrontare questo discorso così delicato, ho bisogno di definire alcuni presupposti.
La prima premessa è un fatto inequivocabile: se qualche cosa non cresce, muore. Vale per tutto ciò che vive. E' importante saperlo, in quanto la natura prevede, nella perfetta ecologia di tutte le cose, il riciclo di ciò che non è più in crescita. Prendiamo un frutto, cresce fino a maturazione, quindi cade dal proprio albero, e, senza nutrimento, inizia la sua lenta ed inesorabile morte (decomposizione), nutrendo altri individui (batteri, piante e affini). Interessante notare che la decomposizione inizia proprio quando il frutto è arrivato al massimo della sua maturazione, proprio come descritto dal TAO. Comunque.
Il secondo presupposto è che una società a fini commerciali o industria, ha come unico e principale scopo quello di accumulare capitale, cioè guadagnare denaro. Il guadagno è dato, in modo sintetico, dalla differenza tra il prezzo del prodotto ed il suo costo per la quantità venduta: Guadagno = (Prezzo - Costo) x Quantità. Tra i costi vi sono una miriade di voci, tra le quali anche la perdita della merce. Il guadagno lo aumento se aumento le quantità vendute, se aumento il prezzo e se riduco il più possibile i costi, tra cui le perdite di prodotto. C'è anche un'aspetto più sottile però. Dato che il cibo si vende a peso, più è grande ogni singolo prodotto (frutto, ortaggio, ecc.) più guadagno, perché per unità raccolta ho un peso maggiore.
E qui arriviamo al dunque. Un'industria alimentare guadagna se vende pesi maggiori, in minor tempo e senza buttar via nulla. Per ottenere questo risultato deve produrre il massimo possibile per unità di terreno. Non può aspettare i tempi di nascita, crescita e maturazione e dimensioni naturali. Non può permettersi di lasciare la merce sugli scaffali e nei magazzini a marcire perché invenduta. Però deve rendere i prodotti appetibili e grandi, altrimenti nessuno li compra. Nei prodotti lavorati deve poter ottenere quanto più prodotto derivato possibile, azzerando gli scarti, se possibile. Ad esempio l'estrazioone dell'olio di oliva viene fatto con l'esano (derivato del petrolio) che in teoria poi viene eliminato con gli oltre 8 trattamenti che l'olio subisce, tra cui deodorazione! Chissà che buono?!
Per massimizzare gli interessi economici devono quindi "sconfiggere" la morte degli organismi naturali utilizzando trucchi da fattucchiere con pozioni magiche che la biochimica gli permettono di trovare alterandone, ovviamente, le proprietà. Questo è sempre stato fatto dalla notte dei tempi. I primati mangiano ciò che trovano sugli alberi. E' plausibile che all'inizio della storia dell'umanità fosse così anche per l'Homo Sapiens. Poi ci siamo posti il problema di affrontare i periodi di "magra", quindi mettere da parte il cibo (come fa Scrat con le sue ghiande). Abbiamo cominciato ad inventare metodi di conservazione, tra i quali l'essicazione, la cottura, il sottosale, il sottolio, in salamoia, ecc. Questi trattamenti, che poi approfondiremo al più presto, possono forse essere considerati ancora ancora "naturali". Oggi la tecnologia biochimica invece tende a cambiare completamente la natura del cibo per evitare che decada, marcisca, e venga buttato. Un mio amico mi ha fa notare : "se metti della margarina sul davanzale con del burro di fianco, la margarina non ammuffisce. Di fatto nemmeno la muffa (che è un organismo vivente) la vuole perché è sostanzialmente plastica!"
Beh questo mio amico ha centrato il punto: si cerca di far diventare talmente "finto" il cibo che nemmeno la muffa lo vuole più. Fintanto che il cibo è in uno stato vitale, si difende da solo dall'attacco dei miceti o dei batteri. Ma ad un certo punto non è più vitale, ed i microrganismi cominciano a fare il loro sporco lavoro. Trasformare.
L'industria del cibo quindi prende cibo vitale rendendolo mummificato per fargli superare indenne giorni, mesi, anni di morte!
Ora veniamo alla questione dei volumi e del tempo per produrli. Qui un'altro amico mi viene in aiuto, a mia insaputa. Una sera a cena, chiacchierando, mi dice: "Tu non sai cosa usano per far crescere gli ortaggi! Io ho il mio campo che coltivo con il letame di vacca, ma un giorno arriva un conoscente che mi fa vedere il suo orto concimato con basi azotate. Ortaggi enormi fatti e finiti in 2 giorni anziché 2 o 3 settimane. L'ho visto io con i miei occhi!".
Ora secondo voi, in quella zucca oltre l'acqua, cosa c'era? nulla di buono ovviamente. Non ha preso sole, sali minerali, oligoelementi, non ha sintetizzato vitamine, ecc. per 2 o 3 settimane. Ha fatto tutto in 2 giorni!, cioè in quasi un decimo del tempo necessario. Quale sarà la qualità? La conosciamo bene: "cara, ma questa verdura non sa di nulla! sembra acqua sporca... " o per la frutta "ma che schifo 'ste fragole, dentro sono bianche e dure, e fuori sono rosse. Sono acquose e non sanno di niente! ".
Vi porto 2 esempi: le mele, anche alcune famose trentine, vengono coltivate secondo queste logiche e subiscono (tenetevi forte) una cosa come 40 trattamenti! Capito bene. Parola di un coltivatore diretto che ho conosciuto. Le fragole le tirano su con acceleratori della crescita, maturatori, coloratori (per dare quel bel rosso uniforme fuori), insaporitori, ecc. Ciò che mangiamo abitualmente, comprato al supermercato, è qualcosa che sembra cibo, ma non ha più nulla del suo potenziale biologico. La vita nasce dalla vita.
Questo senza tener conto dell'impoverimento del terreno e del sovrasfruttamento. Terreno impoverito di anno in anno, arricchito con concimi chimici, diserbanti, ecc. Ci sono animali che normalmente abitano il terreno quando questo è in salute (tipo i vermi da pesca). Gli additivi chimici fanno letteralmente scappare tutti questi organismi, se non li ammazzano prima.
Anche quando prendiamo frutta e verdura di stagione, ci ritroviamo davanti alle medesime logiche di business.

Questo per non tirare in ballo anche le ultime tecnologie degli OGM. OGM? Organismo Geneticamente Modificato. Ma questo è un eufemismo. I nostri geni sono in continua modificazione. Chiamiamoli come si conviene: Organismi TransGenici (OTG), cioè innestano tratti di DNA animale in DNA vegetale, brevettando l'innesto. Ma questo è un abominio! Chimere! Dicono (ufficialmente) che sono in dubbio gli effetti sull'organismo umano. Peccato che in tutte le occasioni in cui delle persone si sono nutrite con degli OTG o sono morti o hanno sviluppato della patologie degenerative. Gli esperimenti sui topi, invece, sono talmente falsati che potrebbero risparmiarsi di farli (parola della camera di commercio di Milano). Non fosse per il fatto che è il committente del test a produrre il cibo testato. E' come se l'oste chiedesse ad uno dei suoi camerieri se il cibo dell'osteria è buono. Chissà che riposta otterrebbe?!

Di seguito riporto la piramide della qualità del cibo secondo i principi di naturalità.
Vorrei quindi arrivare ad una conclusione sulla qualità del cibo.

Il cibo coltivato e derivato da coltivazioni industriali, è povero di nutrienti, ricco di additivi chimici, sostanzialmente mummificato, ed a volte anche di cattivo sapore.

Il cibo biologico, obbliga, come indicato dalla legge, all'assenza di additivi chimici e di prodotti OGM. Per questi ultimi, la schifezza che hanno fatto ultimamente è quella di consentire per contaminazione involontaria o tecnicamente non evitabile al massimo l'1% di prodotto OGM.
Il cibo biologico è più sano e più vitale (soprattutto frutta, verdura e ortaggi freschi), è sempre squisito e più buono del cibo da supermarket. Chi lo giudica male è perché non lo ha mai provato, quindi il mio consiglio è di provarlo almeno per un mese, così si ha un termine di paragone personale. Dietro c'è del business? Certo, è ovvio! Viviamo nell'era del denaro non dei valori morali. Però personalmente preferisco non avere la PAY-TV e mangiare BIO risparmiando anche sui farmaci! Sostengo il mercato del BIO (che è meglio per tutti) e se riesco compro direttamente dal produttore BIO (che così risparmio io ed è contento il coltivatore). Anche in questo mercato troviamo sofisticazioni alimentari, ma sono al 5% circa, rispetto al 20% circa del mercato tradizionale. Parola di BioAgriCert (ente certificatore).

Termino con questa considerazione: il cibo BIO non è perfetto, ma è migliore, quindi vale la pena provare. Ma soprattutto ricordiamo che NOI facciamo il mercato, e quando mangiamo 2 volte al giorno, noi votiamo! Infatti ogni volta che facciamo una scelta, è una preferenza che diamo all'interno del mercato. Questa è la nostra unica e grande forza.

Ed adesso una bella provocazione su cui riflettere:

Cosa "alimentano" le frecce?

Questa figura è di mia concezione e non è completa di ogni dettaglio possible. Vuole essere una prima indicazione su cui meditare. Quindi citando il buon vecchio Arbore: "Meditate gente, meditate!"

Oggi è il mio compleanno. Auguro a tutti "Lunga Vita e Proseprità".
A presto

giovedì 20 maggio 2010

Equilibrio


Oggi parlo di equilibrio. Nessuno come gli antichi è arrivato alla conoscenza intima dell'essere umano in termini di relazione con l'ambiente circostante e con l'io interiore. Se tra questi elementi non vi è equilibrio, non ci può essere salute.

La nostra società occidentale moderna si basa sulla filosofia razionalista di Cartesio che ha "smontato" la realtà per razionalizzarla e semplificarla. Utilissimo per le scienze matematiche e tecniche, ma poco significativa, secondo me, per le scienze umane. Quest'atteggiamento da emisfero sinistro del cervello fa perdere la capacità di una visione olistica, tipica dell'emisfero destro.
In oriente invece si è prediletta l'osservazione del tutto per comprendere le leggi che regolano l'uomo, il mondo e l'universo. Pur ammettendo gli enormi progressi tecnici dell'umanità occidentale, mi piace di più la visione olistica orientale della vita. Altrimenti sarebbe come cercare di capire il messaggio di un pittore, osservando i singoli pezzi di un puzzle che formano il quadro. Impossibile riuscirci.

Per parlare di equilibrio quindi mi rifarò al TAO della filosofia orientale che ha il significato di VIA, percorso. Il TAO (in figura) deve essere letto in senso dinamico, cioè in rotazione attorno al suo centro, dove gli opposti si alternano come in una danza. Il TAO rappresenta l'unione di due metà opposte, complementari e circolari denominate Yin e Yang, polarità indissolubili degli estremi di ogni evento naturale (e non). Vi faccio degli esempi: l'atomo è formato da protoni e neutroni nel nucleo compatto (Yang) ed elettroni all'esterno che ruotano in una nuvola di punti (Yin), la materia è sia corpuscolare (Yang) che forma d'onda (Yin), un calcolatore è costituito da hardware (Yang) e software (Yin), l'uomo è costituito da corpo (Yang) e spirito (Yin). Potrei andare avanti all'infinito, ma lascio a voi il divertimento di farlo. Voglio solo notare che nelle cose che funzionano vi è sempre un aspetto Yang ed uno Yin tra loro accoppiati, estremi che si alternano indefinivamente come l'inverno e l'estate, come la vita e la morte.

Ora, se questi due aspetti non sono in equilibrio tra loro come intensità, si crea uno sbilanciamento che porta ad uno spostamento dal punto di equilibrio. Per esempio quando si cammina si continua ad oscillare tra uno stato di sbilanciamento in avanti e di recupero dello sbilanciamento. E' l'eccesso di sbilanciamento anteriore rispetto a quello posteriore che ci fa procedere, spostando in avanti il punto di equilibrio. L'equilibrio, inteso in senso dinamico tra i due aspetti, è una dolce oscillazione tra gli estremi senza eccedere ne in uno ne nell'altro.

Secondo questa filosofia per restare in salute (equilibrio) bisognerebbe seguire l'oscillazione naturale dell'organismo che è a sua volta in armonia con l'ambiente. Invece lavoriamo quando dovremmo riposarci (inverno), ci riposiamo quando dovremmo essere attivi (estate), siamo svegli quando dovremmo dormire, mangiamo quando dovremmo digiunare (durante la malattia), e così via. Insomma facciamo tutto il contrario di come le leggi di Natura ci indicano di fare.

In Medicina Tradizionale Cinese (MTC), gli interventi di cura sono proprio nella direzione del recupero dell'equilibrio, escludendo ovviamente malattie dovute a traumi o incidenti. L'agopuntura per esempio cerca di riequilibrare uno sbilanciamento energetico, ma il metodo principe in MTC per il recupero della salute è la nutrizione. Usando correttamente determinati cibi, si cerca di aiutare il corpo al recupero dell'equilibrio. Ippocrate scrive "Fa che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo". Questo però non vuol dire che dobbiamo usare i cibi come medicine. Ippocrate diceva anche : ti posso guarire se sei disposto a cambiare.
Siamo quindi arrivati al dunque. Se stiamo soffrendo di una qualsiasi malattia (cronica o acuta) per guarire dobbiamo essere disposti a cambiare. Cambiare alimentazione, cambiare abitudini, cambiare pensieri e comportamenti, ecc. Le abitudini ci danno una sicurezza effimera, se poi sono anche sbagliate ci portano alla perdita della salute. Non possiamo pretendere che decine di anni di abitudini sbagliate, alimenti sbagliati (secondo la fisiologia umana), pensieri e comportamenti sbagliati si possano compensare con una semplice pillola per guarire. La maggior parte delle volte le medicine sono sintomatologiche, cioè soffocano i sintomi senza risolvere il problema, che sia un raffreddore, un'infiammazione muscolare o un problema digestivo.
Prendete una bilancia con due piatti, ed ogni giorno mettete un grano di sabbia su uno dei due piatti. Questo inizierà a sbilanciarsi. All'inizio impercettibilmente, poi in modo sempre più evidente (sintomi). A questo punto mettete sull'altro piatto una contrappeso (medicinale) ed i piatti tornano in equilibrio momentaneamente, ma nel frattempo continuate a mettere i granelli di sabbia. Il processo continua fino a quando i piatti non sono così pesanti da incrinare e rompere il bilanciere (morte).
E' chiaro che così non funziona. Per riportare il bilanciere in equilibrio basterà smettere di deporre i granelli di sabbia sul primo piatto ed eliminare quelli presenti. Se non è possibile evitare che la "polvere" ci cada sopra (inquinamento), bisogna impegnarsi a tenerlo pulito il più possibile.
Questa metafora è molto attinente alla salute. Il corpo (ma anche la mente) tende a restare in omeostasi (equilibrio), e tutte le sue reazioni sono al fine di mantenere questa omeostasi, consumando energia. I grani di sabbia o la polvere sono le tossine introdotte. Se vi sono eccessi di tossiemia, il corpo non riesce a mantenere l'omeostasi e si "ammala" (sintomi). Cerca con eccessi di pulizia (escrezioni, sudori, odori, ecc.) di riportare tutto a posto, ma noi con i medicinali chimici rallentiamo il processo e gli impediamo di farlo, cosa che prima o poi riprenderà a fare in modo più vigoroso (ricadute, recidive, ecc.). La cosa più logica sarebbe quella di aiutare il corpo ad espletare la funzione di riequilibrio, anzichè impedirglielo. Se ci viene da rigettare, cerchiamo di agevolare il corpo a farlo o si cerca di tenere giù nella speranza che non si ripresenti il disturbo?

Questa è la visione naturo-igenista della salute dell'essere umano. Penso che anche se concordassimo su molti dei punti espressi, in definitiva di fronte alla malattia avremmo troppa paura per fare diversamente da come ci è stato sempre "insegnato". Bene. Io ci ho provato (in barba ai medici), e continuo a farlo. Prima usando rimedi medicinali naturali al posto delle medicine chimiche, che come dicevo tendono ad ingolfare l'organismo. Poi, lentamente, ho lasciato fare al corpo, che ho scoperto cavarsela benissimo senza interventi. Certo sono cambiamenti radicali da affrontare, e quindi proprio per questo sono da fare con calma e cum grano salis. Il percorso è lungo ma di grande soddisfazione.

Quindi la prima cosa da fare, per chi fosse interessato, è di approfondire tali argomenti. E qui vi evidenzio la prima bibliografia utile: Vogliono farti ammalare di Kevin Trudeau. Libro è scritto per il mercato americano, ma facendo bene caso a quanto ci viene passato dai media e dal mercato, ci accorgiamo di ricalcare perfettamente le orme statunitensi.

Mi rendo conto che sono molti argomenti complessi, che cercherò di affrontare nel corso del tempo con calma ed un sempre maggiore approfondimento. L'obiettivo di questo articolo è di dare una prima indicazione della direzione in cui ci muoveremo in questo territorio così mal-conosciuto.

Spero di avervi dato degli spunti di riflessione.
A presto

lunedì 17 maggio 2010

Nascita di Cultura e Salute

Ciao a tutti,

nasce oggi il Blog di Cultura e Salute, blog che vuole diffondere la conoscenza a favore della salute delle persone. E' mia ferma intenzione aiutare chi ha bisogno di recuperare una salute degna di questo nome. Vi spiego il perché di questo nome analizzando i due concetti espressi: cultura e salute.

La "cultura" è un termine abbastanza ampio che volendo potrebbe contenere molte diverse interpretazioni personali. Non mi dilungherò sulla definizione che potete approfondire su wikipedia facilmente, ma sottolineo l'etimologia della parola: il termine deriva dalla parola "cura". Infatti leggiamo che i contadini si prendo cura delle piante per farle crescere definendo così una "coltura" o "cultura" di un qualche vegetale. La parola è legata anche al sapere, alla conoscenza, all'erudizione ma è anche legata agli usi e costumi di popoli e luoghi che si vanno formando nel tempo.
Quindi con la parola cultura ho voluto indicare l'azione di far crescere
con cura la conoscenza al fine di creare nuovi usi e costumi delle persone.

La parola "salute" invece sembra talmente facile da definire che le parole potrebbero sembrare superflue. Qualche volta hai mal di testa, mal di schiena? sei in sovrappeso? hai le carie ai denti? dolori intestinali, mestruali? dolori articolari? hai il reflusso gastrico? o semplicemente ti senti senza energia? beh allora non sei in salute, anche se generalmente pensi di stare bene. La società ci ha abituati a pensare che è normale avere qualche acciacco... "nessuno è perfetto", ci dicono. Invece no! Salute è uno stato di benessere (cioè stare bene) tale che il tuo corpo non ti dia alcun disturbo. Quasi non lo percepisci. Lo sanno tutti che ci si accorge di avere un muscolo e di quanto serva solo quando questo si infortuna. Bene. Provate ora ad immaginare che tutto, e dico tutto, il vostro corpo sia in uno stato di perfetta salute ed efficienza. Non dovreste nemmeno percepirne la "presenza" se non attraverso sensazioni propriocettive volontarie. Questo vuol dire che in qualche modo siamo tutti più o meno malati. Ma vi faccio notare anche un altro aspetto della salute. Quando avete un qualche malessere, magari da qualche giorno, che vi perseguita, diventate irascibili, intolleranti, aggressivi, sgorbutici, ecc. Questo perché il vostro cervello è continuamente bombardato da un allarme rosso di emergenza (il dolore) che non gli permette di stare "tranquillo" e rilassarsi. Ora immaginate di avere sempre un dolorino, fastidioso si, ma non invalidante. Il vostro cervello è sempre sotto pressione. Quindi se ne avete sempre una (per questo o quel motivo), se non riuscite mai a stare perfettamente in forma, il vostro carattere ne subirà le nefaste conseguenze. Il poeta romano Giovenale scriveva "mens sana in corpore sano". Ma non è solo la mancanza di disagi, è un funzionamento davvero efficiente. Mi spiego. Se avete un'automobile a benzina riadattata per il GPL, perdete qualche cavallo di potenza. Tradotto per il corpo umano, se non nutriamo il nostro essere nel modo corretto e previsto, questo diventa inefficiente, e poi inizia ad intopparsi (malattia). E questo vale sia per il nutrimento materiale (il cibo) che per il nutrimento mentale (le informazioni).
Quindi per me il significato di "salute" è: stato di efficienza fisica tale da lasciare libera la mente a solido sostegno di uno spirito che così diventa libero e creativo.

Questo vuol dire che bisogna vivere da malati per morire da sani? No. Questo vuol dire che possiamo imparare a diventare consapevoli delle conseguenze di ogni nostro singolo comportamento. Mangiare una frittellona fritta-fritta-fritta grondante cioccolata manda in paradiso, ma se poi dopo qualche giorno ci salta fuori un qualche malore o irregolarità, dobbiamo riconoscere che lo sapevamo, ma abbiamo scelto di mangiarla ugualmente. Se spesso abbiamo un certo comportamento ed un giorno una malattia degenerativa ci colpisce dobbiamo sapere ed ammettere che lo sapevamo ed è stata una nostra libera scelta. Sapere rende liberi perché permette di scegliere. Ma se non si hanno alternative, la scelta è obbligata, quindi non siamo liberi. Ci sono tante troppe cose che non ci vengono dette dai media per interessi economici, che sfuggono ai più. Per me non è giusto, quindi apro il blog perché più siamo a parlarne più persone ne vengono a conoscenza, e maggiore conoscenza fa cultura.

Bene termino qui questo primo post di presentazione del blog, promettendo di affrontare tanti argomenti sulla "cura per la crescita della conoscenza al fine di creare nuovi usi e costumi per raggiungere una stato di efficienza fisica e mentale a solido sostegno di uno spirito libero e creativo delle persone", cioè tanta tanta CULTURA e SALUTE.

A presto